Drinking is the joy of the Rus (Prince Vladimir the Great of Kiev )
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29 Friday Jan 2016
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in29 Friday Jan 2016
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20 Wednesday Jan 2016
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in“I see everything, and that is the whole problem. I see both what is good and what is bad… By 2016 many of my generation may no longer be around, but our children will be alive, as will our grandchildren. Do we really not care what kind of life they will have, or even whether they will have a life at all?” (Anna Politovskaja)
18 Monday Jan 2016
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inla sua scrivania è uno spazio che si è ritagliata in un corridoio luminoso:”l’ho dipinta di giallo esono felice di avere un posto in cui scrivere (Laura Rosato, Internazionale 1130)
17 Sunday Jan 2016
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inIn quei novanta minuti mi disse cose che non aveva mai detto ai giornalisti: però esse mi servirono solo a comprendere che egli è una creatura molto difficile, molto chiusa, molto infelice. E, credo, afflitta da una pena che non si limita a quella per la patria perduta ma si estende a quella per l’uomo che non gli piace: se stesso. (O.Fallaci su Arafat)
15 Friday Jan 2016
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inCosa vuoi fare da grande»? Chiede il maestro al giovane Checco. E
lui, prontamente: «Il “posto fisso”
13 Wednesday Jan 2016
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inIn un freddo pomeriggio di novembre del 1964, appena uscito dall’accademia militare di New York, andò con il padre ad assistere ll’inaugurazione del ponte di Verrazzano,che collega Brooklyn a Staten Island
A un certo punto il suo sguardo si posò su Othmar Ammann, l’ingegnere che aveva progettato il ponte. L’uomo, che aveva 85 anni, se ne stava in piedi come un fantoccio,
ignorato dagli organizzatori. “In quel momento capii una cosa che non avrei mai dimenticato”, ha raccontato Trump al New York Times nel 1980. “Non volevo fare quella fine”
10 Sunday Jan 2016
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inMonaco. Nemeno otto elefanti riuscirebbero a portarmi in quella città che odio. (Ludwig. 1972. Luchino Visconti)
10 Sunday Jan 2016
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inè ricomiciato a piovere. e non smetterà mai. mai (Ludwig. 1972, by Luchino Visconti)
09 Saturday Jan 2016
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inSe tornavamo indietro alle prime pagine, vedevamo che la Scania era grande come il Norrland settentrionale, ma tutta colorata di verde per via dei suoi stramaledetti terreni fertili
Col tempo capimmo che la nostra regione in realtà non faceva parte della Svezia. In un certo senso, vi eravamo stati inclusi per caso. Un’appendice settentrionale, un terreno paludoso e deserto dove viveva della gente che riusciva solo in parte a essere svedese. Eravamo diversi, un tantino inferiori, un tantino incolti, un tantino poveri di spirito
vevamo solo un’infinita quantità di zanzare, di imprecazioni finlandesi e di comunisti
Fu un’infanzia di carenze. Non in senso materiale, da quel punto di vista non avevamo di che lamentarci, ma nel senso d’identità. Non eravamo nessuno. I nostri genitori non erano nessuno. I nostri antenati avevano avuto un ruolo meno che nullo nella storia svedese. I nostri cognomi erano impossibili da scrivere, figuriamoci da pronunciare, per i rari supplenti che si avventuravano fin lassù dalla vera Svezia. Nessuno di noi avrebbe mai osato scrivere a “Fino a tredici3” perché Ulf Elfving ci avrebbe scambiati per finlandes
C’era una sola via d’uscita. Un’unica possibilità di diventare qualcosa, fosse pure la più insignificante. Fuggire. Imparammo a non vedere l’ora di andarcene, convinti che fosse la nostra unica possibilità, e ubbidimmo. A Västerås finalmente saremmo stati degli esseri umani. A Lund. A Södertälje. Ad Arvika. A Borås. Fu una gigantesca evacuazione. Un’ondata di emigranti che svuotò i nostri paesi, e stranamente, di loro propria volontà. Una guerra invisibile (music rock from Vittula)
04 Monday Jan 2016
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inAs students at the École Normale Supérieure, Sartre and his close friends had more important things to contemplate than their personal wellness. A generous observer might have described their diet as varied: a massive intake of stodgy books alternated with laxatives, consisting of cigarettes, coffee and hard liquor. In a world defined by absurdity, there were more acute issues to deal with than perfecting one’s physical wellbeing. For Sartre’s set, being students was to engage promiscuously with thinking, and to take risks with one’s mind – not to waste time thinking about how to eat correctly.
Slightly less than a century later we find a new trend at North American universities. To shape their lives in an image of wellbeing, thousands of students across the United States are encouraged to sign ‘wellness contracts’